SERIE A: INTER-JUVENTUS

PER UNO abituato a considerarsi speciale, cosa volete che sia Inter-Juve? «Partita normale, non bisogna drammatizzare, in fondo vale tre punti come tutte le altre» dice Mourinho con un’alzata di spalle, rispolverando il finto distacco dei suoi giorni migliori. Quelli in cui si sente più sicuro di sé. Moratti non ci dorme già da diverse notti. I tifosi vivono con addosso un’ansia che non provavano da prima di Calciopoli. San Siro sta per aprire le porte a centinaia di giornalisti e telecamere in arrivo da tutto il mondo. Una nota società di consulenza fornisce cifre da capogiro sul valore indotto del derby d’Italia: mezzo milione di euro, pari a circa un terzo degli introiti complessivi della serie A. Il portoghese, invece, non fa una piega. E non certo per allentare la tensione dell’ambiente, lui che solo nelle sfide ad alta tensione riesce a dare il massimo, come raccontò dopo la deludente prova di Cipro lamentando una vigilia troppo festosa. Più probabilmente, non fa una piega per non correre il rischio di dover passare inosservato. E per evitare anche quello di doversi addentrare in argomenti troppo specifici.



COSI’ non riesce nemmeno a spiegare che tipo di partita si aspetta: «Non saprei, non posso immaginare, a volte un dettaglio può cambiare tutto. L’unica cosa che so sono i giocatori che manderò in campo, quelli che verranno in panchina e come la mia squadra deve giocare». Non saprebbe individuare un punto di forza della Juve, o un aspetto che lo ha particolarmente colpito: «Mi piace più la mia squadra». Non dà troppa importanza all’abilità di Del Piero sui calci piazzati: «Bravo, sì, molto bravo, ci preoccuperemo di lui come di tutti gli altri». Ancora meno ne dà ai proonostici di Cobolli Gigli: «Non conosco il presidente della Juve, non conosco la loro mentalità e non sono interessato a conoscerli». Ma poi ci ripensa subito, perché certe battute gli piacciono anche per le partite normali: «L’ultima volta che ho sentito uno dire che era sicuro di vincere è stato prima di un Porto-Benfica, e ha perso. Ma aspettiamo la partita poi vedremo…».



Così come non può fare a meno di ironizzare sui giornalisti, quando gli riferiscono le parole appena pronunciate da Ranieri in conferenza stampa («Mourinho ha copiato dal calcio italiano»). «Per tre mesi avete parlato di me e Ranieri, tutti dicevano chissà cosa succederà quando si incontrano la prima volta…ci siamo incontrati a Coverciano, perché nel calcio prima o poi ci si incontra sempre o in campo o fuori. E ci siamo parlati da soli, questo è il modo che piace a me. Non ho bisogno di messaggeri, o di tv, o di internet, per dire quello che penso a qualcuno».



ULTIMO allenamento aperto a stampa e tifosi, il che dimostra come al di là di certi atteggiamenti teatrali questa vigilia non sia normale neppure per uno Specialone. Formazione abbastanza scontata, con Materazzi al posto dello squalificato Cordoba, e Stankovic vertice basso del rombo. Anche se nel mantenere il segreto Mourinho cita un nome solo: «terzino sinistro Ibrahimovic, centrale Irahimovic, terzino destro Ibrahimovic…». Dovrebbe essere una battuta anche questa, ma a conti fatti è la verità: perché l’Inter, stasera pià che mai, è soprattutto Ibrahimovic.

"Pagherei per vincere domani, non so se quest'anno rispetto all'anno scorso questa partita valga per lo scudetto, ma vale sempre perché se vinci batti una grande. Penso comunque che pagherebbero anche loro". Claudio Ranieri non vede l'ora di affrontare a San Siro l'Inter di Mourinho, per una sfida alla quale la Juve si presenta non come favorita ma come squadra in grado comunque di giocarsela con i nerazzurri. "Noi stiamo bene, veniamo da sette vittorie consecutive - conferma - ma va ricordato che queste sono partite che vanno estrapolate dal contesto del campionato. Non so se rischi di più l'Inter, secondo me rischia di più chi sta dietro. Male che gli vada, loro rischiano solo di essere raggiunti". E' una Juve "carica e consapevole", puntualizza comunque il tecnico.

Domani Ranieri ritroverà il rivale di sempre, Mourinho, che però ha fatto sapere di volergli stringere la mano per allentare le tensioni dei mesi passati. Un gesto che il tecnico accetta "ben volentieri, contraccambierò", precisando però che la sfida di domani "non è una partita Mourinho contro Ranieri ma per me è una partita tra una squadra contro l'altra. L'Inter è ancora la squadra più forte perché ha vinto due campionati e dobbiamo ancora metterla davanti ma, come ha detto ieri il presidente Cobolli Gigli, solamente a fine anno vedremo se avremo colmato il gap tra noi e loro". Mourinho "è molto bravo perchè incarna la filosofia portoghese, ma ha visto anche tanto calcio italiano e questo è un complimento".

Sulla gara di domani pesa l'incognita relativa alle condizioni dei giocatori reduci dagli impegni con le varie Nazionali. Ranieri deve fare i conti, in particolare, con la situazione di Tiago, reduce dall'amichevole giocata in Brasile con la maglia del Portogallo. "H viaggiato tanto, ma avrà anche dormito...", dice il tecnico. Qualche dubbio anche sull'impiego di Mauro Camoranesi nella formazione titolare. "Voglio sentire anche lui, che è anche reduce da un infortunio" e che ha giocato in Grecia con la maglia azzurra mercoledì. In stand-by c'è Marchionni. "Ma chi è rimasto qui ha lavorato. E' inutile girarci intorno: la squadra sta bene".

Ieri la Juventus ha presentato il progetto del nuovo stadio: "Questa società ti fa sentire partecipe di un progetto. Chi porta un granello si sente importante". Una battuta per commentare le voci di mercato su un'offerta di 75 milioni del Manchester City per Gigi Buffon. "Non scherziamo: sta bene qui e resta qui".